28 novembre 2007

Orrore: pubblicità nei DVD


La fantastica notizia è apparsa oggi sui quotidiani online (vedi ad esempio il Corriere): un brevetto depositato da IBM consentirà di inserire pubblicità nei DVD. Detto così, sembra la scoperta dell'acqua calda: già oggi, volendo, è possibile inserire spot pubblicitari all'interno di un filmato. La novità sta nel fatto che il nuovo sistema consentirà di rendere, per così dire, obbligatoria la visione dello spot, impedendo di saltarlo o di andare avanti veloce durante la riproduzione.
Vi si sta accapponando la pelle, vero?
Il fatto che l'idea sia di proporre questi DVD "farciti" a prezzi inferiori rispetto a quelli "puliti" non mi rende meno disgustato. Io certo non comprerei una cosa simile neppure per 2 euro.

Dice l'articolo del Corriere che "l'idea è addirittura quella di rendere gradualizzabile la pubblicità all'interno del dvd. Così se acquisto un disco con più spot lo pagherò meno di uno con meno spot mentre all'aumentare della pubblicità aumenteranno anche i guadagni per il produttore del film."
Fortuna che all'IBM c'è gente che si scervella per produrre invenzioni come questa. Il futuro dell'umanità è al sicuro.

27 novembre 2007

Let's talk about Talk Talk

I Talk Talk sono stati non solo uno dei migliori gruppi pop degli anni '80, ma anche e soprattutto una band dotata di inventiva ed ampi orizzonti.
Il gruppo londinese fu protagonista di una breve ma intensa carriera, sviluppatasi, nell'arco di 10 anni, in 5 album, che spaziano dal pop adolescenziale e stravagante di The Party's Over del 1982 all'intreccio di jazz, classica e sperimentazione dell'etereo e quasi indefinibile Laughing Stock del 1991.
Rimasti famosi al grande pubblico grazie ad una manciata di ottimi singoli, tra i quali molti ricorderanno It's My Life, Such a Shame e la splendida Life's What You Make It, basata su un memorabile giro di piano, i Talk Talk sono in realtà uno dei precursori del post-rock, memorabili per l'assoluta originalità delle scelte sonore e degli arrangiamenti, spesso basati su equilibri incerti e sulla debole ma magnetica voce di Mark Hollis.
Un gruppo che meriterebbe decisamente una vera riscoperta, al di là della generica nostalgia per gli anni 80.

Scrivo queste righe perchè al momento ci sono due eventi discografici da segnalare per chi volesse approfittarne.

Il primo è l'ennesima raccolta, uscita ormai da vari mesi. Il titolo è Natural History e la proposta comprende un CD e un DVD.
Il CD contiene tutti i singoli del gruppo, sempre piacevoli da riascoltare, ma non aggiunge un granchè a quanto già noto. L'uscita però è da non perdere per il DVD accluso, che offre tutti i video girati tra l'82 e l'88. Molte le perle, tra le quali i filmati girati da Tim Pope, più noto per essere stato il regista di quasi tutti i video dei Cure. La raccolta si può trovare in giro anche a 10,90 €: una cifra spesa bene.

Il secondo evento è la riapparizione sugli scaffali di una nota catena francese (si, avete capito, quella col nome di 4 lettere) della raccolta in 2 CD Asides Besides, grazie alla quale potrete ascoltare tutte le versioni dei singoli uscite sui 12" dell'epoca: remix, versioni alternative, lati B e qualche inedito. Il prezzo dell'opera, pubblicata nel lontano 1991, è di 25 € circa, ma in questi giorni si può acquistare in offerta a 9,90 €.
Segnalo per i veri cultori che le versioni proposte sono diverse da quelle dell'analoga raccolta (in 1 solo CD) History Revisited, sempre del '91.

Dei Talk Talk potrei dire ancora molto, magari annoiandovi a morte. Conservo qualcosa per il futuro, nel frattempo, se non li conoscete, recuperate il tempo perduto.

15 novembre 2007

Finalmente Underworld

Che bello.

Ma si, un po' di gioia, ogni tanto, ce la si può anche concedere. Soprattutto quando uno dei migliori gruppi elettronici di sempre se ne esce, dopo 5 anni di silenzio, con un nuovo capolavoro.

Un disco che definire eccellente è poco, questo nuovo Oblivion With Bells.
In primis, perchè cade in un momento di stanca dell'elettronica, con poche grandi uscite che si contano sulle punte delle dita.
In secondo luogo, perchè il gruppo si lascia alle spalle lo scivolone di A Hundred Days Off, lavoro deboluccio del 2002, e ritorna ai fasti di quel Second Toughest In The Infants che nel 1996 fece gridare molti al miracolo (e ipnotizzò il sottoscritto per un anno abbondante di ascolti ripetuti).
E infine, il disco è oggettivamente bello.
Rick Smith e Karl Hyde riescono, in modo quasi miracoloso, a tornare al passato senza sembrare semplicemente nostalgici, ed a confezionare 11 brani in puro stile Underworld senza eccedere nell'auto-citazione. Certo, la copertina ricorda intenzionalmente quella del primo album (Dubnobasswithmyheadman, 1993) e l'album si apre con Crocodile, un brano dalla ritmica riconoscibilissima che fa subito effetto deja-vu. Ma a fare la differenza è la voce di Hyde, atonale e ipnotica, capace di portarci in territori sempre nuovi e sempre così caldamente "umani", a dispetto dell'apparente freddezza dell'elettronica che la accompagna.

Un'alchimia complessa, tra sintetizzatori old school, grandi pad dall'effetto ambient, ritmiche danzerecce e un cantato-recitato che è poesia contemporanea più che qualsiasi altra cosa.
Oblivion with bells riesce ad evitare così le difficoltà vissute, ad esempio, dai Chemical Brothers, che pur con lavori di grande livello sembrano aver smarrito la propria identità.
Qui invece, in brani come l'oscura Beautiful Burnout, oppure la spiritata Holding The Moth, la personalità del gruppo e la sua capacità di fascinazione restano inalterate.
Manca ciò che aveva reso famosi gli Underworld: un brano irresistibile e antemico come Born Slippy, Cowgirl o mmm Skyscreaper I Love You. Ma sinceramente non se ne sente la mancanza, e probabilmente insistere su certi discorsi avrebbe annacquato l'opera. La quale invece possiede un fascino senza tempo, e che certamente reggerà il confronto sulla lunga distanza. Per quanto mi riguarda, è quasi un mese che l'ho acquistato e non mi ha ancora stancato.
Vivamente consigliato.

4 novembre 2007

E' ufficiale: la musica dopa

E' iniziata da pochi minuti la maratona di New York. Un appuntamento che nel sottoscritto, impenitente pantofolaio e obiettore di coscienza per tutto ciò che riguarda l'attività fisica, richiama un carico di interesse pressochè nullo. Non quest'anno però, in quanto l'avvenimento podistico è stato anticipato da una sconcertante notizia: la Federazione Americana di Atletica ha vietato l'uso dei lettori mp3 agli atleti durante la maratona, in quanto l'ascolto di musica, alterando le prestazioni fisiche, può essere paragonato all'uso di sostanze dopanti.
Beh, io questa notizia l'ho trovata decisamente fantastica. Ho avuto, come tutti, un moto iniziale di sdegno (vietiamo anche la musica e siamo davvero a posto) misto a ilarità (la solita americanata), ma poi mi sono detto: quale migliore ufficializzazione dell'assoluta potenza della musica come aiuto psicologico, come compagna e amica della vita dell'uomo, come forma artistica nobilissima in qualsiasi sua forma? E poi: se ascoltare musica è la stessa cosa che iniettarsi steroidi, non vi pare una eccezionale informazione il fatto che assumere musica è come drogarsi ma senza farsi alcun male? Direte: questo l'ho sempre saputo. Ma in tanti, evidentemente ancora no.

Per chi volesse approfondire gli aspetti più "seri" di questa notizia, andando oltre il gossip e il folclore, segnalo che tutto nasce dagli studi di Mark Tramo, un ex musicista rock professionista che ha proseguito i suoi studi di Medicina fino a diventare direttore dell'Institute for Music and Brain Science di Harvard.