20 marzo 2008

Tra l'onda del mare e il solito sesso

Ero in un periodo difficile quando qualcuno mi passò il primo album di Gazzè, quel Contro un'onda del mare rimasto poi episodio singolare nella carriera del cantautore siciliano (romano d'adozione).
A quel disco mi affezionai immediatamente, rapito dalla stranezza dei testi (già da allora curati col fratello Francesco), che spaziavano da storia e mitologia a riflessioni semi-filosofiche sulla vita di fine millennio, e dal respiro internazionale degli arrangiamenti, che in parte strizzavano l'occhio ad un rock anche piuttosto duro, con venature progressive, ed in parte erano intrisi di jazz e orchestrazioni classiche, il tutto mescolato con influenze di ogni genere. Non era un disco equilibrato ne' perfetto, ma ancora oggi, a distanza di 12 anni, ascolto con una certa emozione alcuni dei brani (principalmente la prima metà dell'album: da Quel che fa paura a Sirio è sparita.).

Questo lungo preambolo per dire che all'inizio ho faticato ad abituarmi a quello che considero il "secondo" Max Gazzè: quello che a partire dall'ottimo La favola di Adamo ed Eva ha centrato una formula difficile e coraggiosa, cogliendo un moderato ma solido successo come cantautore musicalmente colto e spiritosamente intellettuale, che mescola canzone d'autore e brillante gusto pop. Se da un lato mi è stato difficile digerire l'ammorbidimento degli arrangiamenti, dall'altro era impossibile non apprezzare le molte perle disseminate nei tre album rapidamente sfornati nel periodo 1999/2001.

A quella fase è seguito però un periodo di relativo silenzio, come se Gazzè avesse esaurito in un lasso di tempo troppo breve le pur numerose cartucce disponibili. Dal 2001 al 2008 dunque un solo album: Un giorno, opera per molti versi deludente e, seppur di livello discreto, non all'altezza delle precedenti; e due raccolte che nulla aggiungono di concreto a quanto già detto.

Ma chi ha stoffa prima o poi la tira fuori e la usa per cucirvi qualcosa di davvero buono: ed è il caso di Tra l'aratro e la radio, nuovo album preceduto dalla fortunata Il solito sesso, presentata a Sanremo 2008 (dove, per inciso, era praticamente l'unico esempio di musica vera in un panorama di totale vacuità - addirittura peggio del solito, un record difficile da stabilire) e baciata da un successo radiofonico insperato.

Il disco si apre in modo spiazzante: L'evo dopo il medio è un brano vivacemente rock, trainato da un riff di chitarra distorta (suonata da una Carmen Consoli in gran forma, che quando non canta mi piace anche molto) e caratterizzato da un ottimo testo ("l'evo dopo il medio è più avanti o più indietro / sarà l'indice oppure l'anulare"). L'atmosfera riporta alla mente il primo album di Gazzè; e questo, come avrete capito, mi fa un gran piacere.

Segue l'ottima e già citata Il solito sesso, un brano musicalmente complesso, di gran classe ma con un appeal istantaneo, che fa molto riflettere su quanto la semplicità - sia melodica che armonica - non sempre sia la ricetta obbligata per realizzare una canzone orecchiabile e cantabile. Prendere nota, cantanti italiani, grazie.

Tutto l'album varia dal buono all'ottimo. Segnalo le canzoni che mi piacciono di più: Crisalide è uno dei capolavori del disco, fatto di pochi elementi magistralmente assemblati (chitarre in loop, poche note di basso, la voce quasi sussurrata); Mostri (un altro richiamo allo stile del primo Gazzè, sia nella musica che nel testo) è un capitolo nel quale si apre un velo di follia più cupa della media ("il demone a volte / ce l'hai stretto agli occhi / fa le bocche storte / e dalla gola caccia / temporali secchi"), punteggiato da chitarre distorte e inframmezzato da uno squarcio di synth e organo rock; Il mistero della polvere è puro Max Gazzè in chiave minore, un brano autarchico nel quale il nostro suona ogni nota (batteria esclusa) producendo un'alchimia introversa e magnetica, che sfocia in inaspettate aperture "noise".

Molto belle anche L'ultimo cielo, Tornerai qui, e la conclusiva Vuoti a rendere. L'unica cosa che mi fa storcere il naso nell'intero album è il ritornello di Siamo come siamo, ma questo piccolo neo non basta a rovinare il giudizio su un ottimo lavoro come questo.
Speriamo che sia l'inizio di un grande ritorno.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

ciao Michelangelo. Sono rimasto colpito dalla tua recensione e soprattutto in riferimento al primo album di Gazzè che non avevo mai sentito!!!Ora che l'ho ascoltato sono rimasto un po' sconvolto. Tutto un altro Gazzè: ma era lui o un clone? :-D
Ma questo articolo qui (http://www.artistsandbands.org/ita/modules/recensioni/detailfile.php?lid=770)
è stato copiato? Che tristezza!!!
Cmq l'ultimo album piace anche a me. Molto bello.
Dark

Michelangelo ha detto...

Grazie, mi fa piacere che la recensione ti sia piaciuta.
Gazzè è sempre lui e l'ultimo album dimostra che si tratta della stessa persona che aveva scritto il primo.

Si, l'articolo che hai citato è stato decisamente copiato dal mio.
Evidentemente l'autore ha voluto farmi un cortese omaggio. Gli ho scritto per ringraziarlo.

Michelangelo ha detto...

Mi pare corretto riportare che l'articolo in questione è stato rimosso e che ho ricevuto delle gentili scuse.