19 giugno 2010

Quindi, Max?

Max Gazzè, come ormai assodato, è un ottimo musicista e un autore dalle grandi capacità, uno che può giocare al nuovo Battiato creando arrangiamenti raffinatissimi, ma anche in grado all'occorrenza di sfornare brani irresistibili, con una presa immediata ma sempre dotati da una evidente intelligenza e da uno stile personale.

Comincio però a pensare che il nostro abbia una sorta di sdoppiamento di personalità artistica, una tendenza a generare due discografie parallele.

Una è quella più "alta", musicalmente molto densa, attraversata da inquietudini personali e corredata da un immaginario affascinante. Una vena che si avverte soprattutto nell'album d'esordio e in parte del più famoso secondo disco (La favola di Adamo ed Eva), ma che si ritrovava anche nel penultimo ed ottimo Tra l'aratro e la radio.

Una differente cifra stilistica, più radiofonica, ma soprattutto più rassicurante, è quella che predomina ad esempio nell'album Un Giorno, e che si trasferisce per direttissima a quest'ultimo Quindi?Sarò pertanto molto banale, ma trovo irresistibile trasformare il titolo del disco in una battuta e chiedere a Max quale sia, quindi, la sua vera strada.

Lo so, un artista fa quello che gli pare, e alternare proposte più complesse a trame più immediate potrebbe essere una scelta. Ed è anche vero che un autore non debba per forza tenere conto di differenze del genere in fase di composizione: possibile che lo stesso Gazzè abbia lavorato con la medesima attitudine ai due ultimi album, salvo poi ottenere due raccolte di canzoni così diverse tra loro. Ma trovo strano ritrovarmi con due album successivi che sembrano quasi nascere da due autori diversi.

Personalmente, di questo lavoro riesco ad apprezzare del tutto solo pochi momenti: l'iniziale Io dov'ero, la stralunata Storie crudeli, la conclusiva DNA e qualche "potrei ma non voglio" che emerge da altri brani.
Per carità, capiamoci: è un album di eccellente fattura, ricco di ottimi spunti, con testi sempre interessanti, ma personalmente avrei preferito ritrovare un lavoro di arrangiamento che sollevasse i brani da una certa delicata giovialità che sinceramente non fa per me. Fortunatamente, il pubblico è ben più vario e Gazzè potrà continuare a incidere un po' quello che cavolo gli pare, senza curarsi delle mie lamentele.

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