21 agosto 2010

The Dark Night of the Soul is here

E' finalmente arrivato nei negozi questo album dalla storia travagliata, del quale vi avevo già parlato in occasione della tragica scomparsa di Mark Linkous.

I brani sono stati scritti e prodotti dall'accoppiata Danger Mouse (famoso tra l'altro per le sue collaborazioni con Gorillaz, Beck, Black Keys, The Good, the Bad and the Queen) e Mark Linkous (alias Sparklehorse), con la collaborazione di David Lynch per la parte visiva.

Il disco si avvale della collaborazione di diversi artisti che si alternano alla voce. L'effetto è quello di una sorta di compilation, ma con un filo conduttore molto forte, che spazia tra generi musicali anche molto diversi (si va dall'indie al punk, dal pop alla psichedelia), spiazzando continuamente l'ascoltatore che attraversa territori diversi e stati d'animo variabili pur continuando a percepire la mano comune che c'è in tutte le composizioni.

Tra gli altri appaiono i Flaming Lips, Iggy Pop, Black Francis, Suzanne Vega, Julian Casablancas, James Mercer, Vic Chesnutt, e lo stesso David Lynch che canta in due brani (personalmente acquisterò l'album già solo per questo, e vi consiglio vivamente la scoperta del Lynch cantante).

È un disco strano, con momenti eccellenti (il brano d'apertura, per esempio) e qualche momento di noia (vedi il pezzo cantato da Iggy Pop che non va oltre la mediocrità), ma pervaso da una tensione che lo rende molto più interessante di tanta produzione recente.

Merita una visita anche lo splendido sito ufficiale del progetto: armatevi di curiosità e navigatelo per bene.

Totally wired

Dei libri di Simon Reynolds ho già parlato: sapete dunque già tutto dell'enciclopedia della new wave che è Post-punk 1978-1984 (orribile traduzione dell'originale Rip It Up And Start Again) e della raccolta di articoli Hip-hop-rock 1985-2008 (anche qui uno stupro del titolo originale che era Bring The Noise)

Totally Wired, terzo volume di Reynolds pubblicato in Italia dalla comunque benemerita ISBN, si giova finalmente del titolo originale. In realtà, non siamo in presenza di quello che si potrebbe definire un nuovo progetto del giornalista inglese, in quanto questo massiccio volume altro non è se non una raccolta delle interviste realizzate dallo stesso Reynolds mentre preparava il suo indispensabile Rip It Up And Start Again.

Ma quali interviste, signore e signori! per quanto possa essere stucchevole, non trovo altro modo di dare conto della straordinarietà di questo volume che elencare tutti i nomi presenti: Ari Up (Slits), Jah Wobble (PIL), Alan Vega (Suicide), Gerald Casale (Devo), Mark Mothersbaugh (Devo), David Thomas (Pere Ubu), Anthony Wilson (cofondatore della Factory), Bill Drummond (cofondatore della Zoo e manager di Echo & The Bunnymen e dei Teardrop Explodes), Mark Stewart (Pop Group), Dennis Bovell (produttore di Slits e Pop Group), Andy Gill (Gang of Four), DaviD Byrne (Talking Heads), James Chance (Contortions, James White & the Blacks), Lydia Lunch (Teenage Jesus & The Jerks), Steve Severin (Siouxsie & The Banshees), Nikki Sudden (Swell Maps), John Peel, Alison Stutton (Young Marble Giants), Green Gartside (Scritti Politti), Gina Birch (Raincoats), Martin Bramah (Fall, Blue Orchids), Linder Sterling (Ludus), Steven Morris (Joy Division, New Order), Richard H. Kirk (Cabaret Voltaire), Alan Rankine (Associates), Paul Haig (Josef K), Phil Oakey (Human League), Martin Rushent (produttore per Stranglers, Buzzcocks, Human League, Altered Images), Edwyn Collins (Orange Juice), Steven Daly (Orange Juice), Paul Morley (giornalista e cofondatore della ZTT e degli Art of Noise), Trevor Horn (produttore, cofondatore della ZTT e degli Art of Noise, membro dei Buggles etc etc).

Non sempre, ovviamente, gli intervistati concedono grandi rivelazioni o si danno ad ampie rielaborazioni storiche. Ma alcuni lo fanno apertamente, altri lasciano intravedere squarci del proprio metodo, quasi tutti conversano con Reynolds da pari a pari. Si nota insomma l'assenza di quella noia inacidita tipica del musicista o del produttore che si trova per tutta la vita a parlare con giornalisti che, diciamolo in tutta franchezza, spesso di musica non sanno un granchè.

Se avete amato il primo libro, se siete affascinati dalla new wave e dai nomi sopra elencati, non potrete non apprezzare la profondità e l'ampio raggio delle interviste presentate. Preziosi anche gli approfondimenti collezionati in fondo al volume, che fanno da compendio alle interviste e approfondiscono argomenti che sono rimasti collaterali al volume principale.

E ora chissà cos'altro verrà fuori dagli archivi di Reynolds...