28 febbraio 2013

Crime & The City Solution: Goddess

Del nuovo album dei Crime & The City Solution, in uscita nel mese di marzo, vi avevo già parlato qualche mese fa, vi rimando dunque a quell'articolo per informazioni in merito. La notizia di questi giorni è invece la presentazione del video per Goddess, primo singolo estratto dall'album.

 

Non si può non avvertire la presenza di David Eugene Edwards in questa nuova formazione... e tanto di cappello per la performance di Simon Bonney.

26 febbraio 2013

David Bowie, secondo singolo dal nuovo album


The Stars (Are Out Tonight) è il secondo singolo tratto dall'album The Next Day che vedrà la luce nel mese di marzo. Qui sopra il video, diretto da Floria Sigismondi, con Tilda Swinton nei panni della compagna di Bowie. Enjoy.

24 febbraio 2013

Bad Seeds, disco numero quindici in trent'anni

Sono trascorsi 30 anni dalla fondazione dei Bad Seeds, e tantissime cose sono cambiate. Tanto per dire la principale, i fondatori e membri eccellenti Blixa Bargeld e Mick Harvey hanno entrambi abbandonato la barca. Della formazione di From Her To Eternity resta ormai il solo Cave. E anche lui è passato attraverso varie mutazioni.

Sono trascorsi anche 10 anni dallo sfrotunato Nocturama, un esperimento di scrittura e registrazione di getto in studio, da tutti considerato un passo falso ed il peggior album della formazione. Anche da allora sono cambiate diverse cose. I Bad Seeds hanno dato alla luce l'anno successivo il variegato e sovrabbondante doppio Abattoir Blues/The Lyre of Orpheus, molto più all'altezza della band, poi è nato il progetto Grinderman che ha dato voce ad un aspetto viscerale, quasi furioso del vecchio Nick Cave (dai Birthday Party ai primi Bad Seeds) che giaceva dormiente da molti anni, e lo stesso album Dig, Lazarus, Dig!!! dei Bad Seeds del 2008 era su una linea simile.

Una scarica di energia ed adrenalina che però non poteva andare avanti all'infinito, pena una certa stagnazione da fine carriera, che certamente Cave è troppo lucido per consentirsi.

Non sorprende dunque che Push The Sky Away sia per contrasto un disco dai toni sommessi, caratterizzato da arrangiamenti spesso ultra-minimali, che vede un Nick Cave meno sornione e più serio, quasi al punto da fare poco se' stesso e limitarsi spesso a cantare i propri testi come se li raccontasse a un pubblico di pochi amici seduti attorno al camino.

L'album è ben scritto, ben suonato e rappresenta una tappa interessante nella lunghissima carriera di Cave e dei musicisti che lo accompagnano (qui Warren Ellis, violino, mandolino, viola, chitarra e una quantità di altri strumenti, Thomas Wydler, batteria, Jim Sclavunos, percussioni, Martyn P. Casey, basso, Conway Savage, voci, mentre di piano e organo si occupa stavolta lo stesso Cave). In qualche modo però non riesce a recuperare la magia che c'era in altre raccolte, sebbene sia probabilmente superiore ad esempio a The Boatman's Call, un altro disco dai toni pacati ma nell'insieme più accattivante nelle melodie e nell'atmosfera.

È vero anche che questa è un'opera della tarda maturità, e un disco che tanti se lo sognano (Water's Edge, Jubilee Street e la conclusiva title track sono materiale d'eccellenza, su cui qualcuno costruirebbe una intera carriera), ma per ora non mi ha fatto fare salti sulla sedia. Sarà anche che nel confronto con lo splendido Sketches From The Book Of The Dead dell'ex compagno Mick Harvey, un album costruito su toni e sonorità molto simili, quest'ultimo mi pare vincere ai punti.

PS: una nota per la copertina. Dalla prima volta che l'ho vista in rete, mesi fa, l'ho odiata. Potenzialmente è una bella foto: Cave apre la finestra e fa entrare la luce che investe il corpo della moglie. Però, quello che ci vedo io (e che ci vedono in tanti) è un uomo vestito da capo a piedi che osserva con sguardo truce (e pare fare un gesto come a cacciare via) il corpo nudo di una donna che pare essere in lacrime e sembra emanare un senso di umiliazione e di vergogna. Non vedo perchè una foto che suggerisce un'idea simile non sia stata sostituita con un'altra meglio costruita - a meno che il senso non volesse essere proprio questo. Spero di no.

16 febbraio 2013

Sotto casa c'è il bel disco di Gazzè

Di Sanremo non ce ne frega notoriamente nulla, ma qualche anno capita anche che l'esibizione di un cantante in gara coincida con l'uscita di un bel disco.

Gazzè è all'ottava prova di studio, lo seguo dal primo album, e speravo che dopo alcuni tentennamenti visti nel precedente Quindi? riproponesse quel mix di sperimentazione, rock e gusto originale per l'arrangiamento che avevano benedetto Tra L'aratro E La Radio.

Invece Max mi ha spiazzato e ha tirato fuori un disco che suona forse meno originale di alcuni altri suoi, ma molto maturo, profondo, bello, solido come una roccia e resistente a numerosi ascolti ripetuti.

Dieci tracce per meno di 40 minuti, Sotto Casa è un disco che lascia poco spazio a frizzi e lazzi (che furono comunque di eccelsa qualità in alcuni vecchi brani di Gazzè), concede pochissimo alla "leggerezza" e punta su una materia nostalgica, a tratti amara, non seriosa ma spesso molto seria. C'è un'atmosfera adulta, anche dove si parla di argomenti triti come gli amori finiti o banali come le discussioni di coppia. E i testi, sempre brillanti, offrono stavolta in minore percentuale gli abituali raffinati giochi funambolici - che pure affiorano qua e là - ma scavano spesso in maggiore profondità, laddove non si spingono adddirittura verso una spiritualità che finora pareva esclusa dal repertorio Gazzè (il quale, ricordo, scrive quasi tutti i brani con il fratello Francesco).

Musicalmente la qualità è altissima, nelle scelte armoniche mai scontate, negli arrangiamenti curati all'inverosimile, ma anche nei fraseggi di basso che sporgono dalle trame ritmiche e nell'uso del moog e degli archi - che per una volta non sembrano una roba spalmata lì perchè con Sanremo ci stanno bene.

E poi lasciatemelo dire: in un momento in cui non riesco ad ascoltare quasi nulla, questo disco è stato una carezza di cui avevo disperatamente bisogno. E dunque, grazie, Max.

1 febbraio 2013

Depeche Mode, nuovo singolo, la discussione impazza


Sono stati due giorni di delirio su facebook e gli altri social network: un impazzare di link che avrebbero dovuto puntare al nuovo singolo dei Depeche Mode, Heaven, ma che a cliccarci si rivelavano immancabilmente dei fake o video già rimossi da YouTube o dallo stesso utente.

Poi è apparso da qualche parte un link che se,brava quello giusto, e giù tutti a commentare, con divisione quasi calcistica in due opposte tifoserie: chi si sperticava in commenti entusiastici, chi si ritirava disgustato. Io non mi pronuncio, il video è qui sopra, fate un po' voi. Mi colpisce però la modalità di questo fenomeno, mi riporta indietro di molti anni, quando si attendeva una nuova uscita con una sorta di trepidazione oramai rarissima, che pare riemergere solo per pochi grandi nomi come questo.

Il singolo Heaven viene pubblicato ufficialmente oggi, in due versioni. L'album Delta Machine, prodotto da Ben Hillier (che si è già occupato dei due precedenti) e mixato dal mitico Flood, giungerà nei negozi il 26 marzo, anch'esso in due versioni. Qui sotto le tracklist e le copertine, il cui artwork ha a sua volta scatenato discussioni animate tra approvazioni e stroncature.


“Heaven” CD single
1. “Heaven”
2. “All That’s Mine” (b side bonus track)

“Heaven” maxi single
1. “Heaven”
2. “Heaven” (Owlle Remix)
3. “Heaven” (steps to heaven rmx)
4. “Heaven” (Blawan Remix)
5. “Heaven” (Mathew Dear vs Audion Remix)


Depeche Mode, Delta Machine
1. “Welcome to My World”
2. “Angel”
3. “Heaven”
4. “Secret to the End”
5. “My Little Universe”
6. “Slow”
7. “Broken”
8. “The Child Inside”
9. “Soft Touch/Raw Nerve”
10. “Should Be Higher”
11. “Alone”
12. “Soothe My Soul”
13. “Goodbye”

Bonus disc:
1. “Long Time Lie”
2. “Happens All the Time”
3. “Always”
4. “All That’s Mine”